4 novembre 2011

Midnight in Paris

Midnight in Paris è il film della vita di Woody Allen. Non so se sia il migliore perché ha fatto cose troppo diverse (il mio preferito sarà sempre Sweet Low Down) ma credo rappresenti l'apice del discorso interiore che ha portato avanti di fronte a noi per mezzo secolo.

In una Parigi che slitta imprevedibilmente indietro nel tempo, Woody Allen scrive il suo film secondo me più equilibrato e maturo, un prodotto perfetto e veramente trova nella vecchiaia la sua età dell’oro.

Libero oramai dall’estetica della pantomima intellettuale, dopo aver cercato spazi e tempi nuovi e più ampi e riscoperto da anni il gusto di raccontare, Allen scrive ancora una commedia, ancora un tocco di tristezza autunnale, ancora le note arruffate della musica che ama, ma trovo che mai sia riuscito prima a fare un film godibile superficialmente, soddisfacente per borghesi ma anche pane per carpiati intellettuali radical.

Un guardarsi indietro con affetto. Il gusto è pacato, le tematiche grandi ma accennate. 

C’è un sorriso sornione nel prendersi la rivincita finale su tanti pedanti ed evitare di rispondere alle loro pedanterie lasciando parlare direttamente tutta la lost generation al completo, tutta la rive gauche dell’indimenticata Parigi post-Grande Guerra. O forse voleva rinfrescarci la memoria sulla differenza tra chi parla di cultura e chi parla con cultura.

Owen, come attore cresciuto di dieci anni in dieci giorni, è trasfigurato senza tradire la sua persona – resta un cazzone, ma riesce anche a ricordare qua e là un giovane Allen, in modo schietto e smaccato nell’ultima scena sul ponte, con una battuta leggera e appena balbettata mentre inizia a piovere, che è assolutamente l’incarnazione bionda e californiana del Woody di Io e Annie.

Qui c’è tutto il sapore di lavarsi di torno le insistenze del luogo comune che vorrebbe perdessimo veramente la poesia della Parigi interiore: è romanticheria facile ma genuina, forse adolescenziale ma aggraziata e perfetta nel suo scopo.

La ragazza e i genitori della bionda bisbetica (belle le inquadrature sul culo perfetto che riesce ad essere fastidioso anche lui per l’odiosità della donna che lo muove) sono dei personaggi accennati, macchiette, appropriatamente funzionali ma fuori dalla trasognata atmosfera di questo film che riesce ad aprire con 4 minuti di inquadrature di Parigi riuscendo a non annoiare e senza cliché.

Non si arriva a stonare in Midnight in Paris perché, come bambini a Natale, non vogliamo altro che vedere ripetersi di nuovo l’incanto notturno che è alla base della storia.

In mezzo a un cast ispirato di cui vi risparmio l’elenco perché se amate gli scrittori e pittori degli Anni Trenta parigini vi rovinerei la sorpresa dicedovi chi interpreta chi, anche Carla Bruni trova una sua dimensione, ritagliata su misura e in cui riesce in un piacevole cammeo.

Kathy Bates perfetta e Marion Cotillard azzeccatissima per il ruolo.

Ideale con cioccolata calda e mezza lacrimuccia.