Bruciati i segni
E gli angoli delle pagine
Messo in risalto dalla sua assenza,
un incredibile cielo si fa ricordare.
“ogni vita abbastanza lunga”
è il fatto che porta con sé.
Quando ieri si è alzato
Sopra la spianata di ghiaia
(nel chiuso del capannone
continuava invece la notte)
io ero da molte ore
già via da me stesso,
perché in quell’alba apparsa
senza che la attendessimo
nessuno si conosceva
che per l’incontro scorretto
di tempo e infinito:
è tutto consumato
ora, il grande piatto vuoto
ieri era fumante.
Se nulla si è aggiunto,
ove si è tolto
regna il dovere dell’oblio:
non è a questi timori
che la lingua materna
mi ha insegnato.
Bruciati i segni,
e gli angoli delle pagine,
messo in risalto dalla sua assenza
un incredibile cielo si fa guardare:
non sarà lui a soffrire
i segni della disgrazia:
nel mio essere medico
non si contemplano cure infinite,
ma rassegnazione d’albero
fatto di più rami, felci marcite
ricoperte dal loro futuro,
da rami tagliati e ricresciuti.
Alcuni anelli fissati nel gelo
Pare che siano come cert anni:
Io sono,
senza dover far nulla,
parte del gregge,
nella misura in cui
non so chi sarà l’Ulisse
che trafugherà dai ciclopi:
nela misura che mi è congeniale sarò mangiato
per il peccato più sereno,
il meccanismo del sacrificio
(…- Dalla grotta fuggirà chi merita?)
Non prevedevo
che nelle mani
avessi una vita,
è diventata mia solo quando l’ho incisa,
graffiata,
(- Gli scoperchiatori delle piramidi,
i ladri delle lamine d’oro.)
L’unico timore
era riportare le uova intatte a casa.
Ma non prevedevo
che nelle mani
avessi una vita:
quando lo vidi,
incisi sul banco, ruppi ogni guscio,
e ieri,
sopra la spainata di ghiaia
e nel chiuso del capannone.
bruciati i segni
e gli angoli delle pagine,
messo in risalto dalla sua assenza,
un incredibile cielo si fa ricordare.
Halvhari
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